But human nature is finer


Sono passati esattamente due secoli da quando il poeta inglese John Keats, dopo un lungo viaggio fra le colline britanniche, scrisse in una lettera a un amico la celebre frase “scenery is fine, but human nature is finer”.

Questo agosto di duecento anni dopo, io e Sofia abbiamo deciso di mettere a dura prova questa sua affermazione viaggiando per un mese lungo tutto l’arco alpino e potendo così ammirare paesaggi e scorci non semplicemente “fine”, ma di una bellezza mozzafiato, indescrivibile. Ci siamo trovati al cospetto di monti, gole e ghiacciai che abbiamo potuto solo apprezzare nel silenzio di chi sa che non potrebbe mai dire nulla di adeguato. Abbiamo attraversato passi, valichi, avvistato animali, goduto del silenzio e dei profumi della natura. Eppure, nonostante tutto, non ci rimane che confermare che Keats aveva ragione, human nature is finer.

Forse potrebbe sembrare improbabile o addirittura assurdo, soprattutto per chi ha potuto ammirare la maestosità delle Alpi e vive con la consapevolezza degli egoismi dell’umanità. Invece richiede un po’ di impegno poterlo vedere, più di quanto ne richieda scorgere un capriolo o un ermellino tra i boschi. E questo perché gli esseri umani sono molto timidi riguardo alla loro natura gentile e ospitale. Se ne vergognano, provano a nasconderla più che possono e cercano al contrario di apparire freddi, sospettosi e noncuranti. Sono delle creature strane, gli esseri umani, più di caprioli ed ermellini. E, proprio come per poter vedere questi ultimi, è necessario appostarsi in silenzio nel bosco, aspettare fino a tardi che se ne siano andate le persone che fanno rumore e li spaventano ed essere cauto e paziente. Lo stesso vale per gli umani. Così, se a notte fonda sei su un treno e non sai ancora dove potrai dormire, loro si avvicineranno circospetti, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno li veda essere mossi da sentimenti così genuini, e ti offriranno il loro divano, già scusandosi per il disordine in casa.

E no, non si tratta di una strana utopia frutto della mia immaginazione, questo è esattamente ciò che è successo a me e Sofia durante il nostro Interrail tra le Alpi.

Tutto è cominciato con il nostro improvviso e sconsiderato salire su un treno con una destinazione diversa da quella da noi programmata, proprio all’inizio del nostro viaggio. La sensazione di libertà di poter decidere da un minuto all’altro in quale direzione muoversi, se a Est o a Ovest, senza nessun vincolo, è impagabile, ma questa si è presto dovuta abbattere con la consapevolezza di non avere un tetto per la notte. Stavamo muovendoci verso Zermatt, probabilmente uno dei luoghi più esclusivi e costosi di tutta l’area alpina, un luogo che avrebbe richiesto un’attenta e precisa organizzazione di settimane in anticipo visti i prezzi esorbitanti. Eppure, con una sincera quanto ingenua fiducia nell’umanità abbiamo provato a chiedere ospitalità a qualche abitante del paese tramite Couchsurfing. Dopo nemmeno mezz’ora, un ragazzo di una gentilezza quasi inebriante ci scriveva che ci avrebbe aspettato sveglio, felice di ospitarci e di sentire raccontare la nostra storia.

Abbiamo passato due giorni splendidi in sua compagnia, vivendo ogni istante con un’estrema gratitudine nei suoi confronti.

Forse però, la prima cosa che potrebbe venirvi in mente è che siamo stati molto fortunati, visti i prezzi delle camere a Zermatt essere ospitati ci ha fatto risparmiare parecchio.

Ma l’ospitalità non è solo questione di risparmiare denaro. Anzi, in realtà i soldi non c’entrano quasi nulla. Bussando a porte di sconosciuti non abbiamo guadagnato solo una notte gratis, abbiamo trovato molto di più di quanto avremmo mai potuto pagare. Un buon esempio di ciò è quella notte a Vienna.

Avevamo prenotato un campeggio in una piccola cittadina nella ragione del Salzkammergut, in Austria. Purtroppo però abbiamo perso l’ultima coincidenza del treno per arrivarci e così, non sapendo bene cosa fare, siamo saliti sull’ultimissimo treno per Vienna, dove confidavamo di trovare con semplicità qualche ostello anche senza prenotazione. Invece, beffardamente, quella sera a Vienna c’era un concerto dei Metallica e l’intera città era straripante di persone e nessuna camera era disponibile. Stanchi ma arresi all’idea di dover passare la notte girovagando per la città, abbiamo provato di nuovo a chiedere una disperata ospitalità sempre su Couchsurfing, pur essendo ormai le due di notte. Non molto tempo dopo ci apriva la porta di un piccolo appartamento per studenti universitari un ragazzo che studia al Conservatorio di Vienna.

Avremmo potuto essere in un asettico ostello di una qualche catena internazionale, invece eravamo su un materasso steso per terra in una camera senza mobilio ma piena di libri. Che dire, abbiamo trovato la Vienna autentica più in quel piccolo appartamento abitato da quattro studenti che il giorno dopo nelle visite a palazzi storici e musei. E mentre parlavamo di musica, lingue, università italiane e austriache, il ragazzo che ci ospitava ha iniziato a spiegarci perché amava tanto Vienna. Si è alzato e ci ha detto “ora vi porto la cosa che preferisco in assoluto della città”, è andato in cucina ed è tornato con due bicchieri colmi di acqua del rubinetto. “Assaggiate e ditemi se avete mai trovato una città con dell’acqua così buona”. Ed era vero, l’acqua era buonissima, (“arriva direttamente dalle Alpi”, ci aveva spiegato) e noi probabilmente nel berla l’abbiamo apprezzata più di quanto un turista abbia mai potuto fare nel mangiare come da copione una Sachertorte in centro.

Ma l’ospitalità si declina in tantissime forme. Era ospitalità quella di tutti coloro che ci hanno raccolto mentre facevamo autostop per attraversare paesi senza collegamento ferroviario, lo era quella dei negozianti che ci facevano mettere gli zaini pesanti nei loro magazzini per liberarci le spalle per qualche ora, ed ancora era ospitalità quella di tutti coloro che si fermavano a darci indicazioni e consigli prendendosi tutto il tempo di farlo a dovere e sentendo la responsabilità di rappresentare per un momento la loro terra. Addirittura abbiamo incontrato la gentilezza della natura umana in una sua forma inaspettata quando in un supermercato in Alta Baviera ci siamo lamentati tra di noi dei prezzi alti rispetto al nostro esiguo budget e una coppia di anziani signori italiani, avendoci sentiti, senza dirci nulla ci ha comprato un enorme vasetto di buonissima marmellata per farci felici e darci una buona colazione.

Perché tutte queste persone hanno fatto ciò? I motivi sono molteplici, tutti diversi e in realtà tutti uguali. Alcuni ci hanno detto “mi sono già trovato in situazioni del genere quindi vi capisco e sono felice di potervi aiutare”. Altri ci hanno detto “mi ricordate i miei figli più grandi che ora viaggiano per il Sud america, aiutare voi è come aiutare loro”. Altri, semplicemente, non si sono ribellati alla naturale e spontanea empatia tipica della nostra specie. E ognuno di loro avrebbe potuto riassumere con semplicità la loro gentilezza dicendoci che noi eravamo loro e che aiutarci non era assurdo, assurdo sarebbe stato non farlo.

Voi tutti che leggete sapete quanto meravigliose possono essere le Alpi. Ma credetemi, coloro che le abitano possono esserlo ancora di più.

Nicolas Rodigari

Caption: Su un treno in direzione Zermatt, alla ricerca di informazioni su come passare la notte

La nostra meravigliosamente autentica camera a Vienna / La maestosità delle montagne che circondano Zermatt